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giovedì 21 febbraio 2013

Free Pussy Riot, Babes in Stalinland

Free Pussy Riot
La censura putiniana di chiaro stampo stalinista chiude la bocca a chiunque pratichi il dissenso. L'urlo punk delle Pussy Riot si ribella.

di Luca Ferrari

I Sex Pistols sul Tamigi nel giorno del Giubileo della Regina. I Rage Against the Machine nella loro normale esistenza musicale, talvolta con il supporto nei videoclip diretti dal premio Oscar, Michael Moore. Jim Morrison negli anni della contestazione. Marilyn Manson in tempi più recenti. La sfilza di rockers finite dietro le sbarre è lunga. Ma per loro al massimo qualche giorno di galera. Le Pussy Riot invece sono state condannate a due anni di reclusione.

Un anno esatto fa, il 21 febbraio 2012, il trio punk russo delle Pussy Riot formato da Ekaterina Samutsevich, Maria Alekhina e Nadezhda Tolokonnikov irrompeva nella Cattedrale del Cristo Salvatore di Mosca. Passamontagna in testa, loro e altre ragazze a viso coperto, intonavano la loro preghiera personale di libertà contro la dittatura vigente, che inizia con un eloquente: Madre di Dio, Vergine, caccia via Putin!” - Madre di Dio, Vergine, diventa femminista, diventa femminista. Inni in chiesa per leader marci, una crociata di nere limousine. Il prete viene oggi nella tua scuola. Vai in classe. Portagli il denaro. Il patriarca crede in Putin. Quel cane dovrebbe credere in Dio.

Free Pussy Riot! (di A. Cristofari)
Alessandra Cristofari, redattrice della testata online Giornalettismo, ha realizzato il libro Free Pussy Riot! (2013, Editori Internazionali Riuniti) con prefazione di Sabina Guzzanti. Cento pagine scarse per raccontare una storia di libertà d’espressione stritolata. È la vicenda di tre ragazze che avremmo potuto conoscere anche noi. Tre ragazze come lo erano le colleghe americane Babes in Toyland. Tre ragazze come tante che avremmo potuto incontrare a un concerto, parlare di musica e innamorarci.

La Russia è tornata indietro. Sono molto lontani i tempi del "gorbaciofiano" Moscow Music Peace Festival (12-13 agosto 1989) quando agli sgoccioli della Guerra Fredda gli “alieni” Bon Jovi, Cinderella, Mötley Crüe, Skid Row, Ozzy Osbourne e Scorpions spiravano Winds of Change. Da decenni ormai si è tornati al modello Stalinista. Il dissenso non è previsto. Chi critica non viene risparmiato. Il dissidente Aleksandr Litvinenko prima, i giornalisti Anna Politkovskaja, Anastasija Baburova e Stanislav Markelov poi, sono solo gli ultimi nomi eclatanti di persone ammazzate alla luce del giorno da un regime fascista.

E poi ci sono loro tre. Tre ragazze come tante. Non basta andare all’Olimpski di Mosca e farsi scrivere sulla schiena Pussy Riot per cambiare qualcosa. L’intera comunità artistica e società civile libera è sotto attacco. Tre ragazze hanno avuto più coraggio di tante presunte organizzazioni pacifiste occidentali, brave solo a scagliarsi contro facili nemici di casa e senza mai alzare la voce aldilà di certi confini che evidentemente esistono ancora.

E il mondo della musica dovrebbe essere unito. A ben guardare però la storia, sono sempre pochi i nomi che si sono ribellati ai poteri grandi. Una delle ultime band capaci di fare il proprio dovere furono i Pearl Jam, che con appena pochi anni alle spalle seppero alzare la voce e ribellarsi contro la dittatura degli esosi prezzi dei biglietti imposti dalla Ticketmaster.

“Il canto delle Pussy Riot è la eco di un morso di serpente che incenerisce e ricrea dai detriti una sempre agonia, restituendo – per trenta secondi (la durata della loro “dissacrante” esibizione, ndr) – la sostanza che chi governa, annulla. La sola eccezione possibile all’autarchia” – Free Pussy Riot! (2013, di Alessandra Cristofari).

le Pussy Riot sotto processo prima della sentenza

mercoledì 20 febbraio 2013

Kurt Cobain, Come As You are

Kurt Cobain - l'ingresso ad Aberdeen (Wa-USA) © Luca Ferrari
On the road nello Stato di Washington. Lì nel mezzo c'è anche Aberdeen, dove il 20 febbraio 1967 nacque Kurt Cobain, futuro cantante e chitarrista dei Nirvana

di Luca Ferrari

Non potrei neanche immaginare quante poesie abbia scritto con sottofondo (e nell'anima) la musica dei Nirvana e la voce di Kurt Cobain. La sua musica è stato l'inizio di molto. La sua musica è stato l'inizio di Live on Two Hands che non sarebbe potuto nascere se non lì, in quella Seattle tanto sognata e immaginata, finalmente poi vissuta nel modo più semplice possibile: insieme a dei veri amici e una persona speciale. Come as you are, per l'appunto. Di fronte a quel cartello venivano giù secchiate di pioggia. Io ero lì, ad Aberdeen (Wa, USA) a fare ciò che ho sempre fatto: scrivere.

L'ORIGINE HA UN TEMPO

le nubi erano ovunque, il mare
è sempre stato minaccioso,
...una melodia nevrastenica… Non
è il vento,
non è la pioggia… Non è il vento,
non è la neve

anche se alla fine resteranno solo gli ideali,
e di tanto in tanto mi farò svegliare
dall’odore di colori e lamponi bruciacchiati,
tu non potrai che abitare in una strada nuova

la pietra è senza vita… sulle poesie fatte di pane,
furti inconsci di cioccolata abbeverata ed equilibri d’arancia

tutto è sempre deragliato
dalla mia indifferenza,
eppure quegli aerei decollano e non atterrano mai...

è proprio come nel libro che non hanno mai
scritto ... fingere, non importa...

Il rumore fastidioso di tutto il resto della mia oscurità.
Il lacrimicidio ha voltato pagina…

i margini si smarcano
dalla prima comunicazione mattutina
… non ho intenzione di cominciare
se prima non avrò immobilizzato
tutto il vostro sporco percorso di sangue

a questo punto della storia
qualcuno suggerirebbe di sapere di aver ragione
(Aberdeen [WA, USA], 3 Luglio 2012)

Come as You Are (videoclip), by Nirvana

Ruby Beach (Washington - USA) © Luca Ferrari

martedì 12 febbraio 2013

Riot Against The Nation Machine

Pussy Riot

“A morte la prigione, libertà per la protesta!/ Riempite la città, tutte le piazze, le strade… aprite tutte le porte, togliete le spalline/Sentite con noi il profumo della libertà/ A morte la prigione, libertà per la protesta!/” Pussy Riot.

di Luca Ferrari

Reagisco così… senza dovermi confrontare
Repulsione da planimetro ingarbugliato…
la gioventù è sempre stata inadeguata per l’arretratezza di chi ha saputo solo reprimere, senza governare


“La Russia è la Cina, è l’Italia, è ovunque si scelga di abbassare lo sguardo quando la tragedia non colpisce diretta ma sfiora soltanto. L’ingiustizia può cambiare volto ma si riconosce anche nella nebbia” Alessandra Crirstofari Free Pussy Riot! (2013, Editori Internazionali Riuniti)

A chi dovrei chiedere scusa
Se ancora l’ideologia ben stirata
Irrompe con il peso delle spranghe

Lascio le valige ordinate
Perché sono già andato via

Vuoi dare una faccia al mio volto?
… vuoi davvero infondermi paura
mentre la pala
si prende il merito della tua sazietà?

“Ogni giorno ci sono sempre più persone pronte a sostenerci, che ci augurano buona fortuna ma soprattutto la libertà e dicono che quello che abbiamo fatto era giustificato. Il sistema ha paura della verità, della sincerità e della nostra immediatezza” Nadezhda Tolokonnikova

Maria Alyokhina, Yekaterina Samutsevich, Nadezhda Tolokonnikova
A presto per il racconto totale
A presto per il resoconto di chi ha già scritto

Non vedo voci sotto quel nuovo cartello
Stiamo dicendo tutti le stesse cose…
Approfitto della mia libertà…


Nadezhda Tolokonnikova

 
Madonna live in Russia

lunedì 4 febbraio 2013

Carnevalaltro, Venezia campo aperto

Carnevalaltro 2013
Concerti live. Dj set. Performance teatrali e artistiche. Animazioni per i più piccoli. Esibizioni di artisti di strada. Il Carnevalaltro è tornato a Venezia.

di Luca Ferrari, luca.goestowest@gmail.com
giornalista/fotoreporter – web writer

Dovrebbe essere la patria degli artisti di strada. Dovrebbe essere una fucina di creazioni a cielo aperto. No, non lo è Venezia. O meglio, lo è solamente a certi livelli. A un certo prezzo. Ma in mezzo a troppi lustrini e disinteresse per una cittadinanza lasciata al suo inevitabile ed esule destino, c’è qualcosa d’altro. Un’altra città con i piedi in campo, oltre che nell’acqua.

Creatrice e ispiratrice di quel sentire collettivo oggi tornato protagonista anche in mezzo a maschere e costumi d'epoca. Dal Giovedì Grasso al Martedì Grasso è di scena in campo S. Angelo il Carnevalaltro (7-12 febbraio). Una sei giorni gratuita di concerti dal vivo e iniziative culturali con punti di ristoro, realizzata dalla sinergia tra il Laboratorio occupato Morion, il Centro sociale Rivolta, il Comitato No Grandi Navi, il Collettivo Lisc di Ca' Foscari e il Coordinamento degli studenti medi di Venezia-Mestre.

Concerti live. Dj set. Performance teatrali e artistiche. Animazioni per i più piccoli. Esibizioni di artisti di strada. Saltimbanchi. Giocolieri e trampolieri. Tutto questo alimenterà lo spirito verace del Carnevalaltro, il cui motto è un eloquente – Facciamo la festa all'austerity –.

Intento della manifestazione, valorizzare la scena musicale cittadina fornendo uno spazio di socialità, riflessione e confronto tra le varie esperienze (associazionismo, comitati cittadini, mondo del consumo critico, studenti universitari e liceali), patrimonio vero della città. “Vogliano mettere insieme questi soggetti per costruire una sorta di oasi” hanno dichiarato gli organizzatori, “un porto franco per tutti coloro i quali, veneziani e non, desiderino vivere un Carnevale differente. Uno spazio di divertimento, pensiero e confronto fuori dagli stereotipi e dagli imperativi commerciali”. 

Si parte giovedì 7 febbraio con la pizzica e taranta dal Salento con i Tamburellisti di Torrepaduli. Venerdì 8, spazio invece alle sonorità reggae e dancehall con una delle migliori realtà italiane ed europee del genere, i Mellow Mood, che presenteranno l'ultimo disco, Well Well Well; in apertura, le selezioni di BomChilom, uno dei sound più attivi del Nordest.

Il 9 febbraio torna a Venezia il salentino Malavida Dj, artista capace di miscelare sapientemente folk, musica balcanica e taranta per un set trascinante fatto di fanfare condite di beat elettronici, già fattosi conoscere e apprezzare nell'area veneziana come guest star del Capodanno del Rivolta. Domenica 10 febbraio sarà on stage il soul texano di Ty Le Blanc, per una serata a base di blues, jazz, R&B, country, pop, reggae e rock; la cantante sarà preceduta dalla performance con danze, canti e percussioni africane della versatile ballerina e pecussionista Jennifer Cabrera & Mamafolì.

Lunedì 11 febbraio è il momento degli Universal Sex Arena, band di sei elementi che propone un mix di sonorità tra garage crudo e muscolare, power psichedelia e la presenza scenica "iggypoppiana". Dulcis in fundo, gran finale martedì (grasso) 12 febbraio, con le selezioni di Momo Dj e l'Adrenalinik crew in apertura.

Venezia, è di scena il Carnevalaltro

lunedì 2 luglio 2012

Seattle Sound, il rock

Temple of the Dog - Chris Cornell (Soundgarden) canta insieme a Eddie Vedder (Pearl jam)
Il sound di Seattle ha marchiato a fuoco la mia esistenza musicale (e non solo). Tutti gli articoli scritti su Live on Two Hands di quelle band li trovate in questo pezzo riassuntivo. 

di Luca Ferrari



Alice in Chains


Brad

Mad Season


Melvins

Mudhoney

Nirvana

Pearl Jam

Soundgarden

Temple of the Dog


domenica 1 luglio 2012

Seattle, Temple of Rock

Seattle, Silver Platters - (da sx) Alice in Chains, Soundgarden, Nirvana e Pearl Jam © Luca Ferrari
Quelle rock band le ho ascoltate per anni al di qua dell'oceano. Arrivato poi a Seattle, fu tempo di realizzare un'antica promessa musicale.

di Luca Ferrari

Internet, mp3. E che diavolo è 'sta roba? Per quelli nati della mia generazione un negozio di dischi poteva diventare un punto di ritrovo. Un luogo dove rifugiarsi. All’epoca c’era il 23 di Padova. Ed è giusto dunque che un blog musicale cominci da lì. Solo che adesso non sono in Veneto, e nemmeno in Italia.

"mi posso anche sbagliare ma la posizione dell’oceano non è mai casuale…che se ne fa il cielo di un crepuscolo capillare?…riesco a rivivere in pochi attimi di solitudine tutta quella vita che ha sempre rifiutato le dimissioni dei sogni" - Seattle, 1 luglio 2012

Ho superato l’oceano, e sorvolato tutto il Canada fino a sbarcare dentro il Puget Sound, a Seattle. E lì, poco lontano dalla spiaggia, sono entrato in un negozio di musica per portare finalmente a termine una promessa fatta a me stesso nel lontano 1996. Mi sarei comprato i cd Apple (1990) dei Mother Love Bone e l’omonimo (1991) dei Temple of The Dog solo lì, nella capitale dello stato di Washington.

Così è avvenuto. 16 anni dopo. Il 1 luglio 2012 al Silver Platters, in Lower Queen Anne. E i due acquisti sono stati ancora più incredibili perché sulle pareti dello store musicale c’erano vecchie locandine di "certe band" quando ancora non erano troppo conosciute. 

E così eccoli: Mudhoney, Green River, Melvins fino alla celeberrima copertina di Nevermind (1991, Nirvana) e quel volto impazzito di Facelift (1990, Alice in Chains). E poi a fianco di Dave Grohl, Kurt Cobain e Chris Novoselic (Nirvana) tutti gessati, l’immagine di Mike McCready, Eddie Vedder, Stone Gossard, Dave Abbruzzese e Jeff Ament (Pearl Jam) che uniscono le loro mani, direttamente dalla copertina dell'album Ten (1991), senza scordarsi dei quattro Soundgarden.

"…in qualche modo aveva lasciato spazio anche per quella direzione lasciata emergere…e ora sto parlando di tutti noi…e ora la storia si ripete ogni giorno nel risveglio comune di porre continuamente un'impronta sopra l’altra… e ora la sedia su cui camminano le nuvole intona le coordinate raggiunte" (Seattle, 1 luglio 2012)

Seattle, Silver Platters - l'ingresso nello store musicale © Luca Ferrari
Seattle, Silver Platters © Luca Ferrari
Seattle, Silver Platters © Luca Ferrari
Seattle, Silver Platters - l'unione fa Ten © Luca Ferrari
Seattle, Silver Platters - vecchia locandina dei Mudhoney © Luca Ferrari
Seattle, Silver Platters - vecchia locandina dei Soundgarden © Luca Ferrari
Seattle, Silver Platters - vecchia locandina dei Pearl Jam © Luca Ferrari
Seattle, Silver Platters - sullo sfondo a sx, Jimi Hendrix © Luca Ferrari
Seattle, Silver Platters © Luca Ferrai
Seattle, Silver Platters - (da sx) Alice in Chains, Soundgarden, Nirvana e Pearl Jam © Luca Ferrari

sabato 30 giugno 2012

Punk is Musical Freedom

Seattle, Experience Music Project and Science Fiction Museum © Luca Ferrari
Sono qui, a Settale. Ci sono arrivato. Che fosse un lungo viaggio, era nell'ordine della vita. Che avesse questo finale, non me lo sarei mai immaginato. La musica. La mia musica è nata qui nella mia adolescenza. Le parole della mia maturità iniziano il loro cammino dove i sogni sono un abbraccio autentico dell'anima.

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