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domenica 19 luglio 2020

Nirvana, I'm so... Lithium

Kurt Cobain (Nirvana) durante la performance di Lithium agli MTV Video Awards 1992
Kurt, delicato e diretto. Dave, possente e scatenato. Krist, estroverso e goffo. La performance di Lithium dei Nirvana agli MTV Video Awards 1992 fu qualcosa di memorabile.

di Luca Ferrari

Delicata. Malinconica. Rabbiosa. Lithium è un perfetto mix dell'ars musicale dei Nirvana, tanto negli accordi quanto nelle parole. Una canzone quasi sempre suonata durante i concerti della band di Seattle. Indimenticabile fu la performance al Pauley Pavilion di Los Angeles in occasione degli MTV Video Awards 1992, per altro pre-iniziata dalla censuratissima e inedita Rape Me (che sarà pubblicata l'anno successivo nell'album In Utero), evento durante il quale il gruppo si aggiudicò il Best New Artist in a Video e Best Alternative Video, entrambi con Smells Like Teen Spirit.

Taglio da paggetto per lo scarno Kurt Cobain che letteralmente urla l'ultimo "yeah yeah" e l'ormai leggendaria t-shirt con la scritta Hi, How Are you? Ai tamburi Dave Grohl è letteralmente indiavolato, pestando e ripestando. Kurt è l'emblema della semplicità e poi c'è lui, il gigantesco bassista Krist Novoselic che a fine performance lancia il basso in aria ma non riesce a riprenderlo e ne viene colpito. Una scena tanto esilarante quanto indimenticabile. Il tutto poi concluso con uno sbeffeggiante "Hi Axl, Hi Axl Hi Axl" da parte di Dave, sottolineando così il cattivo sangue che correva tra Nirvana e Guns 'n' Roses.

"I'm so happy 'cause today I found my friend". Inizia così Lithium, "Oggi sono davvero felice perché ho ritrovato un amico". Insieme alla generazionale Smells Like Teen Spirit e l'ancor più emblematica Come As You Are, stampata anche all'ingresso della città natale del cantale, ad Aberdeen (Wa), Lithium sapeva scatenare tempesta e tramonti dai tratti indefiniti. Inevitabilmente ne fui conquistato e ancora oggi ricordo con molta lucidità che verso metà  anni Novanta feci una cosa che non mi venne in mente di fare per nessun'altra canzone: registrarmi una cassetta da 60 minuti con la sola Lithium. Sessanta minuti di Lithium.


IN VOLO ORIZZONTALE SUL FUTURO SCAGIONATO

Coercizione di intenzioni,
vicoli ciechi nelle fosse... sirene
decise a essere solo umane...
Fu il giorno in cui si presentarono
cuochi e scultori... Pandora
avrebbe definitivamente
abbandonato il suo vecchio per lavoro.
Cronaca di un tormento
finalmente autorizzato...

… ciò che mi viene spontaneo supporre
fu un silenzio
senza alcuna spiegazione…è
quello che avrei fatto, è quello
che ancora faccio... miliardi di eserciti
si scambiarono le uniformi...
milioni di ombre raggiunsero
la battigia
e ogni cosa si aggregò a una mutazione

Non è così folle ammettere
che fino a quell'ora nessuno mi avesse menzionato
nel capitolo più felice
della propria vita…Nessun amico vero
stanotte come allora,
solo il pensiero fisso di essere quello
che può dare una nuova interpretazione
al significato di famiglia...

Si parlava già di gennaio
come se un centinaio di carezze lessicali
avessero dovuto significare
qualcosa... Qualcosa in effetti
significò per sempre...
(Venezia,19 Luglio 2020)

Lithium (live MTV), Nirvana

lunedì 6 luglio 2020

Neil Young e solo l'amore

Neil Young durante una performance live insieme ai Crazy Horse
Il vecchio uomo-poeta accorda il cuore ed ecco risuonare Love and Only Love  (1990, Ragged Glory) nel blues distorto di Neil Young accompagnato dai Crazy Horse.

di Luca Ferrari

Musica on the road. Se i Pearl Jam sono l'accompagnamento perfetto per una passeggiata solitaria o una no-stop fino alle ore piccole a parlare con un'amica nella semplicità di una veranda o una sigaretta che sia, Neil Young è la colonna sonora ideale per l'anima quando si mette mano al volante puntando verso spazi sconfinati. Guidare nel mezzo del verde ascoltando l'artista canadese è una sensazione unica. Ancora una volta mi ritrovo tra silenzi e scenari disseminati di ricordi e nuovi incroci di vita. Ancora una volta guardo avanti sentendo vicino al battito dei miei polpastrelli l'ispirazione di una nuova immortalità da confutare.

"[...] Spirit come back to me/ Give me strength and set me free/ Let me hear the magic in my heart - Love and only love will endure/ Hate is everything you think it is/ Love and only love will break it down/ Love and only love will break it down/ Break it down, break it down [...]". "[...] Spirito torna indietro da me/ Dammi la forza e liberami/ Lasciami sentire la magia nel mio cuore/ L'amore e solo l'amore durerà/ L'odio è tutto quello che pensi che sia/ L'amore e solo l'amore lo abbatterà/ L'amore e solo l'amore lo abbatterà/ Lo abbatterà, lo abbatterà [...]" Love and Only Love (1990, Ragged Glory).

La mia storia con quest'album di Neil Young & Crazy Horse sembra essere uscita da un libro generazionale. Un acquisto avvenuto il 31 dicembre 1999 in totale stato di abbandono, e una riscossa dietro l'angolo. Qualche annetto più tardi ecco Neil Young diventare ciò che è sempre stato, una guida interiore. Ma questa volta la sua stella non illumina soltanto il mio cammino. Questa volta siamo in due a percorrere la medesima strada e anno dopo anno ormai sono le sue canzoni a dettare legge quando si tratta di scaldare il motore sull'asfalto e/o le strade serrate dei sentimenti più universali. Siamo ancora noi. Sono ancora io per te. Per noi. Siamo ancora noi, il nostro amore e la musica di Neil Young.


TU SEI LA MAGIA NEL MIO CUORE

Sono partito da lontano...
Non avevo uncini né inverni mutabili,
solo pezzi di carta macchiata di terra
… Uno stridulo antropomorfo

Sono partito da lontano...
Col sangue visibile sui gomiti,
e nulla di funzionale al nostro primo
incontro… Ero spar(t)ito
in qualche oceano nemmeno più narrato

Vuoi chiedermi qualcosa
che ancora non ho dimenticato... Voglio
che tu sappia
quello che provo per te... Voglio
che tu sappia ogni giorno
quello che c'è dentro il cuore di ciascuno di noi

Sono partito da lontano
portandomi appresso
le tante sedie
protese sull'unica porta d'ingresso
… Sono venuto da lontano
e non ero pronto
a chiedermi cosa dovessi fare
per il resto della mia vita... Sono
venuto da lontano
con le schegge annacquate dei miei sogni...
Sono venuto
con l'ironia delle mie sofferenze impazzite
travestite da ambizioni...

Siamo partiti da lontano
per cogliere un nuovo giorno... Abbiamo chiesto
informazioni
e il karma della coltura dell'amore
ha benedetto i nostri cuori

Non ho messo da parte nulla
di quello che mi è accaduto... Il veleno
sa ancora arrampicarsi, e io
continuo a salvare tutte le cicale rimaste
nelle pozzanghere... Nel libro
della nostra vita
aggiorno ogni momento con il tuo amore
sempre vicino
(Siena-Grosseto, 6 Luglio '20)

Love and Only Love (live Austin '02), by Neil Young & Crazy Horse,

venerdì 12 giugno 2020

Soul Asylum, un sorriso eterno per te

Dave Pirner, il cantante dei Soul Asylum nel videoclip di I Will Still Be Laughing
Una stagione sanguinante. Adesso però ripenso a quei giorni e tu c'eri ancora. Ripenserò alla tua gentilezza e ti sorriderò come i malinconici Soul Asylum di I Will Still Be Laughing.

di Luca Ferrari

Un male incurabile ti ha portato via. Appena pochi mesi fa la natalizia Happy Xmas (War is Over) di John Lennon mi riportò proprio sotto quei portici veneziani. Una danza solitaria si rimpossessò della mia anima e l'inchiostro tornò a zampillare. Scattò una voluta condivisione. Ne nacquero sinceri commenti. E come potevamo sapere sarebbe stata l'ultima volta? E come potevamo sapere non ci saremmo più rincontrati? E come avrei potuto immaginare che il tuo mondo sarebbe stato raccolto dalla polvere dell'eternità? Non ho confidenza con il Paradiso se non per le stelle che a quel tempo si caricavano di angoscia. Adesso è tardi ma noi non ti diremo mai addio.


CARTOLINE PER IL PARADISO

Riempivo ancora diari di tracce
senza traduzione...
Riempivo ancora cassetti di vele
senza insegnamenti...
Riempivo ancora cuscini di parole
senza contaminazioni ...
Riempivo ancora domani senza risposte
a cui credere davvero...

Era il tempo degli errori
e degli abbandoni... Era
il tempo delle conchiglie
e le scatole intagliate... Era
il tempo delle piazza affollate
e nessuna pozzanghera
dove far riposare i miei passi

E quel mio primo giorno c'eri tu... Mi hai
accompagnato e questo
lo ricordo ancora bene... Sono
passati pochi mesi da quel ricordo condiviso
e adesso è già tutto così ingiusto...

Allora la mia strada
era un monologo
di negazioni... Quello era il tempo
dove ad agosto
il mondo non sapeva che farsene
delle mie rime...

In quella cartolina c'era
un lago azzurro
e un cielo di color turchino... Sei partita
anche tu... Forse non lo sai
che proprio laggiù ho cominciato
a sorridere per l'eternità...

Ci sei ancora e anche tu in quei vincoli
di amicizia... Un natale inatteso
e un consiglio
per sempre imperituro... Un
abbraccio sincero... Una lacrima
che non ci abbandonerà mai
(Venezia, 11-12 Giugno '20)


Soul Asylum - I Will Still Be Laughing

domenica 31 maggio 2020

Youth of the Nation

Giovani nel videoclip di Youth of the Nation (P.O.D.)
Siamo davvero agli esordi di una nuova era? Quale futuro attende i nostri figli? Ho pensieri sempre più neri. Vorrei attraversare le strade intonando tutti insieme Youth of the Nation (P.O.D.).

di Luca Ferrari

Siete il nostro futuro. Quel futuro che gli abbiamo tradito. Adesso il loro presente è sospeso e noi insieme a loro. Quante storie gli dovremo leggere? Quanti giochi ci dovremo inventare? Quanto tempo ci vorrà ancora perché i cosiddetti - grandi - capiscano qualcosa di questo terribile virus che sta seminando morte e paura in tutto il mondo? Qui non ci sono supereroi. Noi siamo come voi, cari bambini. Abbiamo paura e versiamo lacrime. Noi siamo come voi, piccole creature. Abbiamo paura ma faremo di tutto perché un giorno possiamo tornare a sorridere.

C'è un nemico lì fuori e ci sono responsabilità. Ci sono innocenti caduti, esattamente come accadde nelle sparatorie delle Santana High School e Columbine High School, fatti che in parte ispirarono le parole della canzone Youth of the Nation (4:19, Satellite) della band nu metal statunitense P.O.D. Fatti dolorosi. Una canzone fatta di ombre e presenze. Una canzone che sembra rievocare gli spettri di An Other Brick in the Wall e la voglia di far sentire la voce delle nuove generazioni.



P.O.D., Youth of the Nation

sabato 2 maggio 2020

Neil Young, parola (rock) d'ordine: Shut It Down!

Il cantautore canadese Neil Young
Prima il sistema, poi la pandemia. Neil Young e i Crazy Horse ringhiano rock nell'album Colorado (2019) con la graffiante Shut It Down. Parola d'ordine: abbattere il coronavirus.

di Luca Ferrari

Il coronavirus ha ormai influenzato ogni singolo momento della nostra vita, arte inclusa. L'ottobre scorso è uscito Colorado (2019), l'ennesimo album dell'immortale Neil Young, accompagnato dalla band con cui il cantautore canadese è in grado di raggiungere picchi sonori incredibile, i Crazy Horse. Erano sette anni che non collaboravano, e ora l'attesa è stata ripagata. Col propagarsi della pandemia Neil Young ha modificato il significa della graffiante Shut It Down. In principio canzone anti-sistema, com'è nelle corde del rocker classe '45, col passare dei giorni autentico manifesto contro il coronavirus.

Quando si parla degli album di Neil Young, oltre ai solisti Harvest (1972) e Harvest Moon (1992), la memoria e l'anima vanno sempre a scomodare almeno anche After the Gold Rush (1970), Rust Never Sleeps (1979), Ragged Glory (1990), tutti suonati e registrati insieme ai Crazy Horse. In questo nuovo album, giusto a sette anni distanza dall'ottimo Americana (2012), la band è tornata a unire le forze. Al basso come sempre Billy Talbot, la batteria Ralph Molina mentre alla chitarra il già collaudato Nils Lofgren, che ha preso il posto dello storico Frank "Poncho" Sampedro, ritiratosi definitivamente dalle scene musicale. Neil Young & Crazy Horse, un viaggio sonoro capace di ridisegnare l'orizzonte stesso in cui viviamo (e sogniamo) rendendo dannatamente reale e viscerale la nostra esistenza.

Adesso c'è una nuova battaglia. Adesso quelle armi che erano state seppellite brillano di nuovo fango. Adesso quella salita posticipata richiede nuove voragini dove scagliare un ulteriore grido di libertà definitiva. Vorrei delle spiegazioni. Vorrei almeno un giorno senza complicazioni. Vorrei che nel mio zaino ci fossero solo petali. Vorrei che potessimo sederci davanti a una fontana, pensando a quello che poche corde sono ancora capaci di echeggiare. Il Sistema farà il suo corso, e dovrà trovare un'altra strada. Tu invece no. Tu devi chiudere quella pagina. Non voglio compromessi né investire tempo in nuovi linguaggi. Adesso parlo chiaro. Per cominciare mi riascolto Shut It Down di Neil Young e i Crazy Horse, poi aggiungo questo...


PAROLE SENZA NODI

Il mondo incide le sue procedure di arbitrio...
Il mondo e la sua imminente fine,
mi ha stufato e non sono d'accordo...

Sei proprio tu davanti a me?
Non ho intenzione di cambiare
posto... Ti sei presentato
davanti alla loro porta,
forse le maledizioni di leggende passate
ti avrebbero dovuto
intimidire... Non è così?
Che cosa vuoi aggiungere?
Il mondo non si è fermato
nemmeno per te...

Che me ne faccio del mondo
senza lettere da lasciare
in eredità alle mie mani sopravvissute?

Che ne è stato
dei treni notturni senza coperte
e le valige in bilico
sul cartone delle grandi vetrate?
Che ne è stato
delle scogliere a picco sopra
le nostre estati?
Sto urlando contro i nodi
delle nostre vite... Ho attirato
gli asteroidi rimasti
contro la mia testa
e adesso ho ancora voglia
di guardare oltre il sole...

Voglio prendermi del tempo
per ripensare... Dobbiamo
riprenderci i camini e gli ombrelli... Tenetevi
il tramonto e ogni
superfluo ricordo antecedente
l'alba di un mondo primo
e riconoscibile... Ci
sono lettere e ci sono parole
e ci sono silenzi... Ci
sono domani che voglio stringere
a partire dalla forma delle tue mani
(Venezia, 1-2 Maggio '20)


Neil Young & Crazy Horse, il videoclip di Shut It Down

mercoledì 15 aprile 2020

Guns 'n' Roses, Appetite for Vendetta

Axl Rose, voce dei Guns 'n' Roses, durante un concerto della band
Vi davano la caccia fuckin' Guns 'n' Roses, e adesso? Adesso sono io che la darò a loro. Da Out Ta Get Me a Chinese Democracy, il mio appetito di vendetta non si è mai placato, anzi.

di Luca Ferrari

Il mondo e il suo orrore non sono tanto diversi dalla vita privata quando subisci abusi. Oggi è il turno dello Yemen, della Siria e di tutti quei migranti a cui il nobile Occidente sta urlando (sparando in certi casi) che non sono i benvenuti. Non li vogliamo. Storie già viste. Storie che si ripetono. Ma si sa, le vittime del passato si possono onorare, quelle del presente vanno ignorate e se poi muoiono durante il tragitto nella loro (vana) ricerca di una vita migliore, pazienza. "I don't want one more war/ Io non voglio un'altra guerra", cantavano i Guns 'n' Roses in Civil War. Siamo punto a capo. Mentre il mondo si chiude in casa per l'emergenza del coronavirus, c'è chi sta scappando dalle bombe. Ci sono persone a cui è negato il diritto di salvare la propria vita.

Non sarei diventato un appassionato del rock senza la spinta dei Guns 'n' Roses. Se il mio esordio in quel mondo è targato Iron Maiden (fatalità poi il primo concerto che vidi. ndr), prima ancora di trovare la mia dimensione nell'epopea delle band di Seattle, a ispirarmi c'erano loro: Axl, Slash, Duff. E non fu un caso che le mie prime parole uscirono sull'onda emotiva, cullato e sballottato dalla grandiosa malinconia di November Rain. Controversi sotto alcuni punti di vista, ma emblematici quando si tratta di autentica ribellione rock. Un concentrato di testi e riff taglienti che a fine anni Ottanta non ebbe eguali.

Guns 'n' Roses non avevano paura di nessuno. Guardavano in cagnesco il mondo in totale anarchia intellettuale, sfidando tutto e tutti. Un aspetto questo della band di Los Angeles che ho sempre ammirato. Out Ta Get Me l'ho sempre sentita come una dichiarazione di guerra. Una confessione onesta di ciò che era (no). Una potenza sonora che mi è tornata in mente nel singolo Chinese Democracy. Ci sono morti che non riposeranno mai. Ci sono lapidi che attendono ancora giustizia. Qualche giorno fa sono passato davanti a una di queste...


LA SALIVA INSANGUINATA DEL MIO PRESENTE 

...L'odio ha rimpinzato a dovere
il mio desiderio di sepoltura anticipata
... Il dolore si è prostrato
senza riverbero né uno strapiombo
per qualsiasi meritato addio

Ho cattive intenzioni
e quelli là sono tutti i miei anacoreti...
Il colore camaleontico della saliva
è uno specchio viscido
senza presentazioni purpuree
da confutare

Ho la bocca ancora piena
di sangue... Ho spostato i miei occhi
dentro l'argento
di ogni inquietudine incubata

La disinformazione sulle mie letture
è stato il fallimento
delle mie prime ve(n)dette
...
Quel fervore d'abisso
fu al massimo una giornata fumosa
iniziata con troppa ispirazione
galleggiante... Sto guardando
ancora più indietro, quando dovetti
ripulire tutto il mio corpo
dai frantumi
di una lancetta rimasta integerrima...

... (passaggio di una vita intera) ... 
... (incolume sacco di trapezi e sbalzo temporali) ... 
... (fatuo distacco senza missioni) ... 

Il presente è un coro a tre voci
senza condizioni né filo spinato

Oggi pretendo il massimo
della mia verità... Quel giorno
tutte le mie verità
furono smascherate
in un lungimirante e autentico atto d'amore
...
(Venezia, 15 aprile '20)

Guns 'n' Roses, live Chinese Democracy

domenica 5 aprile 2020

Sappy, i versi distorti di Kurt Cobain

L'album di inediti Rare Traxx dei Nirvana e il cantante-chitarrista Kurt Cobain
Il suono sporco e lancinante. Parole strascicate e accordi distorti come nella miglior tradizione "SonicYouthiana" tanto amata da Kurt Cobain (20 febbraio 1967 - 5 aprile 1994).

di Luca Ferrari

Verse Chours Verse, Sappy. Due canzoni distinte ma talvolta pubblicate uguali. Un suono sporco. Distorto. La chitarra mancina ringhia cercando di coprire la voce scaraventata fuori dalle corde vocali di un ragazzo di Aberdeen (Wa), Kurt Cobain. "And if you cut yourself/ You will think you're happy - E se ti tagli/ Penserai d'esser felice", biascica rabbioso il chitarrista cantante dei Nirvana. Un chiaro riferimento a quel nichilismo di matrice punk-SexPistolsiana che si manifestava nell'auto-sfregiarsi gli avambracci. In Sappy non c'è la limpidezza dell'album di Nevermind. In Sappy c'è un torrente che vuole far sentire la propria forza anarchica a una cascata scrosciante.

Il 5 aprile è una data che è impossibile ignorare per gli amanti del rock. Due dei più fragili e dannatamente sensibili artisti della scena della Seattle anni Novanta, Kurt Cobain e Layne Staley, si sono tolti la vita a distanza di pochi anni (1994 e 2002). Dopo una inevitabile fase di transizione, gli Alice in Chains sono tornati a ottimi livelli sonori con il terzetto base formato dal chitarrista Jerry Cantrell, il bassista Mike Inez e il batterista Sean Kinney, ai quai si poi è unito l'ottimo neo-cantante Robert DuWaal. I Nirvana al contrario erano troppo Cobain-centrici e sarebbe stato impossibile sostituirlo. Sono rimasti laggiù,

Nel 1996, quando vivevamo ancora in un mondo dove andare in un negozio di musica era un'avventura, non sapendo bene che cosa si sarebbe potuto trovare in quel mondo sommerso che erano i bootleg, mi capitò in un negozietto a buon mercato uno di quei live inediti da poche lire. Una raccolta scomposta dei Nirvana chiamata Rare Traxx. Dopo la prima e famosa Very Ape dall'ultimo album In Utero (1993), ecco una canzone che non avevo mai udito prima, Verse Chorus Verse che poi in realtà è Sappy, una tra le canzoni più vecchie scritte da Cobain. Le note entrano immediate. Le parole che capisco in parte hanno quella semplicità lancinante che nessuno in quel di Seattle sapeva immettere come lui, Kurt Cobain.

Quelli erano ancora gli anni del walkman e cassette. I cd si compravano ma poi si duplicavano in cassette da 60, 90 e/o in certi casi addirittura 120 minuti. In questo ennesimo anniversario (il 26°) della morte di Kurt Cobain (1967-1994), vissuto nella solitudine addomesticata del coronavirus, mi è tornata in mente Sappy. Ignoro il perché e nemmeno me lo chiedo. Il mio lavoro non è rispondere alle domande, ma lasciare spalancato il mondo dell'ispirazione e agire di conseguenza. E quello che sento adesso è di rimettermi sul quella strada. Riviverla, e rispondere di conseguenza con le parole scaturite dall'ascolto viscerale di Sappy dei Nirvana.


SDOLCINATO SENZA IPOTESI

Lontano, astratto... Cognitivo... 
Emotivamente archiviato... Nel cammino 
di un mare abbandonato
l'indirizzo arrugginito dei fiori
si è mimetizzato 
in un dolore senza cicli

Distesa intervallati dai tuoni,
non ci sono più
le vere creature solitarie di una volta... 

Pieno di significati
da elaborare in modo doloroso e sincero,
dicono di essere andata avanti
ma non ci siamo ancora
nuovamente presentati... Perché allora
abbiamo così poco interesse
di comunicare tra noi?

Hai già rinunciato ai falsi ideali
di succube divino, o il sonno
delle punizioni 
ha finalmente ostracizzato 
ogni tua possibilità di un un decor(s)o 
subumano?

Qual è il modo migliore
di tenere testa alle sponde?
È ciò che avrei sempre voluto chiedere
se le false speranze non fossero 
così scarne d'inchiostro 

Sono quasi annegato
ma ho sempre avuto le mani
conficcate nel carminio,
il sole e i ratti... Questo è un cammino interiore,
la prossima volta
mi spoglierò di ogni opinione superflua
e vi darò la caccia... La prossima volta
non avrete il tempo di chiedermi
che cosa abbia amato prima di scomparire,
farò a meno dei tatuaggi dell'odio
e soffierò sulle candele 
di tutti i desideri scagionati... Sono io,
non c'è più posto per voi...
(Venezia, 1996 – 5 aprile 2020)

Sappy, by Nirvana

Nirvana, il bootleg Rare Traxx

martedì 31 marzo 2020

Shiny Happy... Letter

Michael Stipe (R.E.M.) e Kate Pierson (B-52s) nel videoclip di Shiny Happy People
E io ho appena imparato che si può tornare a sorridere leggendo una semplice lettera. Parole sincere in perfetta sintonia con la musica di Shiny Happy People (R.E.M. & Kate Pierson).

di Luca Ferrari

"Shiny happy people holding hands/ Shiny happy people laughing - Persone splendide e felici che si tengono per mano/ Persone splendide e felici che ridono." Iniziava così il ritornello della solare Shiny Happy People degli R.E.M. Quella canzone (e annesso videoclip) mi è sempre piaciuta. Ascoltata e riascoltata, ma mai del tutto legata a un avvenimento specifico della mia vita. L'attesa è finita. In un mondo di interconnessioni è accaduto qualcosa di speciale e inaspettato. Qualcosa che in principio non ho provato nemmeno a leggere (si, avete capito bene). Qualcosa che solo giorni dopo ho trovato la forza di aprire, come se una parte di me ne avesse intuito l'immensa energia. Una lettera. Una lettera corale inviata a una piccola comunità di bambini e ai rispettivi genitori.

Gli anni Novanta musicali non sarebbero stati gli stessi senza la poetica melodia degli R.E.M., rock band statunitense formatisi ad Athens (Georgia). Primo di quei cinque inimitabili album realizzati durante il corso dei "Nighties", Out of Time (1991), il disco della generazionale Losing My Religion. Ma sarebbe riduttivo condensare il suo intero valore nella hit più famosa. Canzoni rimaste ancora oggi nell'anima, da Texarcana a Radio Song, cantata insieme al rapper KRS-One (tra i primi esempi di collaborazione rock-rap), passando per Near Wild HeavenBelong fino all'atipica Shiny Happy People, dove il cantante Michael Stipe duetta con Kate Pierson, vocalist dei mirabolanti B-52s, anch'essi di Athens.

Mesi or sono, quando per la prima volta mi avvicinai al mondo dei lattanti, fu E-Bow the Letter, sempre degli R.E.M. ma insieme a Patty Smith, a ispirarmi. Loro e un disegno sbocciato dalle mani di tante piccole creature. Allora usai proprio quel termine: "lettera." Un caso? Non credo. Quella era la mia ispirazione. Quello era il mio approccio al loro mondo. Adesso senza saperlo, quelle persone, le Educatrici del Nido Arcobaleno di Venezia hanno risposto con una lettera autentica e per di più in un momento di  grave difficoltà collettiva, la pandemia da coronavirus. Una lettera per farci sentire vicini. Una lettera piena di sincero affetto per i nostri figli/e. Le loro parole sembrano sposarsi alla perfezione con Shiny Happy People, le lyrics di Stipe (voce) e la musica di Peter Buck (chitarra), Mike Mills (basso), Bill Berry (batteria).

Shiny Happy People si presenta così "Meet me in the crowd, people, people/ Throw your love around, love me, love me/ Take it into town, happy, happy/ Put it in the ground/ Where the flowers grow/ Gold and silver shine/ ... Shiny happy people holding hands/ Shiny happy people holding hands/ Shiny happy people laughing" - "Venitemi incontro nella folla, gente, gente/ Portate il vostro amore in giro, amatemi, amatemi/ Portatelo in città, felici, felici/ Piantatelo nel terreno/ Dove crescono i fiori/ Splendore d'oro e d'argento ... Persone splendide e felici che si tengono per mano/ Persone splendide e felici che si tengono per mano/ Persone splendide e felici che ridono."

Dalla musica alla realtà. A rivedere il videoclip di Shiny Happy People, ecco riemergere una indimenticabile giornata di inizio giugno di pochi mesi fa, vissuta in prima persona e condivisa in contagiosa allegria. Un giardino pieno di giochi. Bambini festanti, educatrici, ausiliarie e genitori. Insieme e felici. E noi eravamo lì, tutti insieme. Difficile che possa accadere anche quest'anno. Sarebbe bello potersi ritrovare anche solo per celebrare qualcosa di simile. Vorrebbe dire che il coronavirus è stato piegato, o comunque è regredito. Vorrebbe dire che staremmo ricominciando a vivere. Speranze a parte, la musica (grandiosa) degli R.E.M. aspetta e ancor prima di essa, è giunto il momento di riprendere penna e calamaio:

LETTERA DALL'ARCOBALENO

È difficile credere
a un oggi ce la faremo... E non mi vedrete
mimetizzato sopra i lampioni
a fare le boccacce tra nuvole insonni
e segnaposti gattonati...

Un gioco, una corsa...
un piccolo sguardo di sconforto... Una pausa...
Un tentativo
di dirci che ci sono vicine...

Che cosa sta succedendo
a quel mondo che volevamo tanto
disperatamente cambiare?

Ho in mente la loro prossima gioventù,
ho in mente un nuovo inverno
senza preavviso epistolare... Ho
in mente di vedervi
ancora crescere l'uno accanto all'altra... Un giorno
mi venne spontaneo
rivolgermi all'arcobaleno, fu
la mia prima volta... Pochi
gradini d'infinito arrampicatisi
sui vostri domani più pazienti...

Nei miei ricordi più inimmaginabili
c'è un giardino
e ci siete tutti voi... Avrei voluto
entrarci ancora, dove si sono rintanate
tutte quelle albe precedenti?
Nel mio passato
c'è stato un tempo fatto di abbracci
volutamente a distanza... Adesso
ho smesso di farlo ma sono stato comunque
raggiunto... Ispirato... Confortato...

Nello stampatello di una favola,
lattee curiosità hanno tratteggiato un sorriso
che è la vostra promessa... l'attesa primordiale
del nostro prossimo incontro...

E io oggi ho imparato
che con una lettera
si può tornare a sorridere...
(Venezia, 30-31 Marzo '20)

Shiny Happy People, R.E.M. feat. Kate Pierson
Il videoclip di Shiny Happy People (R.E.M.)

venerdì 20 marzo 2020

Creeping Death, la morte strisciante dei Metallica

James Hetfield, cantante-chitarrista dei Metallica, durante la performance live di Creeping Death
Dall'angelo sterminatore biblico-fantasy alla furiosa Creeping Death dei Metallica. Oggi la morte strisciante è una tragica realtà, invisibile e sta colpendo ovunque nel mondo.

di Luca Ferrari

Nella storia delle religiosi si trovano gli avvenimenti più fantasiosi e cruenti. Nella storia delle religioni e i loro onnipotenti umanamente evocati, detentori della verità e i loro seguaci hanno commesso i crimini più atroci. Peggiori anche della politica. Nel Vecchio Testamento, il dio degli ebrei si scagliò contro la truce dittatura egiziana con le celebri piaghe, inviando infine l'angelo sterminatore che colpì a morte tutti i primogeniti del Regno. Quella storia rimase impressa nella mente di James Hetfield, che nel secondo album dei Metallica, Ride the Lighting (1984), ne utilizzò l'ispirazione per la potente Creeping Death.

Nel 2020 la morte corre impalpabile col nome di coronavirus. Il contagio è iniziato in Cina, almeno così sembra, ed è via via proseguito ovunque. In Italia la situazione è sempre più drammatica ed è stata dichiarata tutta zona rossa, dalle Alpi alla Sicilia. Un virus inarrestabile di cui si sa ancora troppo poco. E se all'inizio la morte sembrava una diretta conseguenza solo per le persone avanti con l'età e con già problemi cardio-polmonari, nelle ultime settimane ha iniziato a mietere vittime anche in età più giovani. Nonostante l'allarme, ancora in troppi non ne capiscono la pericolosità e da incoscienti escono anche quando potrebbero (dovrebbero) fare a meno, diventando potenziali veicoli di contagio.

Tra gli addetti del mestiere e amanti delle sonorità più autenticamente metal, Ride the Lighting si contende con Master of Puppets (1986) il ruolo di album migliore in assoluto dell'intera discografia dei Metallica. Nel ventre della seconda fatica dei quattro di Frisco, quando ancora al basso militava Cliff Burton (1962-1986), ci sono immortali perle del genere, su tutte la possente For Whom the Bells Tolls e la straziante Fade to Black. Penultima traccia dell'album, Creeping Death, suonata quasi sempre dal vivo, molto amata dal pubblico e ulteriormente esaltata dal bassista Jason Newsted che dava il suo grave contributo alle parti canore. Adesso però, quella storia di morte è diventata una realtà di tutti i giorni.


L'INTRANSIGENZA DELLE IDENTITÀ AGGREDITE

Sparpagliati, qualunquismo... la
ragione si è fatta da parte,
ci sono le cresime della mortalità.
Un afflato, un respiro... Un'accusa
del nuovo domani 
senza nessuno di loro... Non
si spostano i/le file. Non si colorano
più le tonalità. Un giallo
è un pezzo di cielo senza tridente
né punto a capo...

Leggo le vostre promesse,
me le inviate ogni giorno... Leggo
i vostri ricordi
come se avessero più valore
adesso che tutti li possono riassumere... Leggo
la vostra intransigenza
nel diffamare l'ignoranza
di ciò che avete sempre saputo

Facciamo il punto sulla morte.
Facciamolo. Facciamo l'ennesimo
aggiornamento
su tutto ciò che non abbiamo capito.
Fuori dalla mia porta
ci sono ancora e solo i nostri nomi.
Dentro la mia porta
c'è solo l'amore per una donna
e un bambino.
Fuori dalla mia porta la morte
corre tra gli ovuli delle nostre
coreografate dichiarazioni, 
ed è ancora uno scherzo... un titolo... un arrivederci...

Ci sono le distanze
e ci sono gli stessi abbracci... C'è
la solitudine incompresa... Nuovi letti
in silenzio attendono inquilini.
Impauriti. Inermi. Inabili al domani.

Non ho altoparlanti, non ho balconi.
Non ho striscioni, ho tanta paura. 
Tu sei lì fuori, ora spengo
le luci... Vi voglio ancora ritrovarci tutti...
(Venezia, 19 Marzo '20)

Creeping Death, live in Seattle '89 by Metallica


Jason Newsted, bassista dei Metallica, durante la performance live di Creeping Death

martedì 3 marzo 2020

Prozac+, il resto che cos'è

La punnk band  Prozac+: (da sx) Elisabetta Imelio, Gian Maria Accusani, Eva Poles © Giovanniweb
C'è una dose di Prozac+ dentro ciascuno di noi. E oggi, a pochi giorni dalla prematura scomparsa della bassista fondatrice, Elisabetta Imelio, piange punk insieme a noi.

di Luca Ferrari

Le loro canzoni le abbiamo cantate tutti, almeno una volta. I più fortunati (come il sottoscritto) le hanno anche selvaggiamente pogate da qualche parte, mentre quelli là sul palco, la cantavano (Eva Poles) e suonavano di santa ragione (Elisabetta Imelio e Gian Maria Accusani). Loro erano (sono) i Prozac+, professione punk-rockers friulani, formatisi a metà anni Novanta in quel di Pordenone. Un'epoca difficile dove il rock, ormai orfano del sound di Seattle, stava dolorosamente iniziando ad ammainare la sua gloriosa bandiera sopperendo all'omologazione di MTV. Una ragazza di vent'anni però ci credeva ancora, Elisabetta Imelio (Aviano, 23 novembre 1975 - 29 febbraio 2020), e fu così che nacquero i Prozac+.

Un primo ricordo col video di Pastiglie e una divertente intervista del chitarrista Gian Maria Accusani, che durante un viaggio negli States raccontò di essersi sentito/considerato uno sfigato perché non conosceva i Nirvana. Arriva quindi Acido acida a imporre la sua legge punk e sdoganare i Prozac+ in modo definitivo. Il successo li porta ovunque in tour, incluso il Centro Sociale Rivola di Marghera in data 23 maggio 1998. Con alle spalle concerti di Iron Maiden (1995), Pearl Jam (1996), Megadeth (1997) più il doppio Maiden/Helloween, decido che è arrivato il momento di assistere al mio primo concerto rock italiano e insieme ai compari del Servizio Civile ci buttiamo nella mischia, anzi nel pogo più selvaggio.

E siamo al presente più malinconico. Tanti artisti delle sette note ci hanno lasciato in questi ultimi anni. Dal mitico bassista-fondatore dei Motorhead, Lemmy Kilmister, alla sofferta voce dei Cranberries, Dolores O' Riordan, passando per i microfoni di Linkin Park (Chester Bennington), i possenti Soundgarden del compianto Chris Cornell e Brad (Shawn Smith), quest'ultima compagine di Seattle dove militava anche la chitarra ritmica dei Pearl Jam, Stone Gossard. Nel temuto e funesto bisestile 2020 del coronavirus, il 29 febbraio scorso ci ha lasciato Elisabetta Imelio, bassista dei Prozac+, malata di tumore al seno. Le parole chiedono spazio. L'anima risponde.

A CHIUNQUE SI RISPECCHI

Da ogni test ne esce che stai male...
Un arpeggio lontano
condensa il sangue degli eroi.

Nella dichiarazione al mio peccato
i riflessi del dolore
sono la tempesta di una ricaduta fecondata...

Camminare sul carminio
è stato positivo per l'anima... un siero artificiale
senza bussole per il prossimo tramonto.

Prendi l’universo e dà loro una forma,
c’è aria di nuova vita...
Il tempo piange nella sua stanza...
Il tempo ramifica nell’anticamera...
I nuovi bohémien se ne stanno seduti
su briccole di plasma
aspettando la custodia delle proprie lacrime

Quest’assaggio di vita è stato graduale,
questo piccolo seme
doveva nascere  in mezzo al marcio
...
E non ha importanza se ti hanno fatto credere
di aver salvato il Pianeta
se avrai la certezza di essere stato amato...
...
E non importa della scorsa notte
perché ero tranquillo... Perché sapevo
che non sarebbe stato
l’ultimo pezzo di carta,
che avrebbe racchiuso i segreti
dei nostri nomi...
(Lido di Venezia [VE], 1998) 

Prozac+, Acido acida

L'articolo sul concerto dei Prozac+ al Rivolta di Marghera incollato su una vecchia agenda © Luca Ferrari

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