Sogna e continua a sognare. Fallo oggi finché il mondo non sarà quello che vogliamo. Oggi, 23 gennaio, voglio aggiungere un alto sogno insieme a te. Dream On (Aerosmith), guidaci tu.
Sognare è l'essenza della vita. Realizzare i propri sogni, qualcosa fuori dall'ordinario per cui vale sempre la pena lottare. Nella classica ballad rock Dream On, c'era più Eminem che Aerosmith nella mia vita, ma questo solo in principio. La band capitanata dal cantante Steven Tyler e il chitarrista Joe Perry era ben nota al mio udito, solamente non mi ero mai soffermato davvero sulla suddetta. C'è voluto il rapper di Detroit e la sua strepitosa cover personalizzata, Sing For the Moment, per spingermi ad ascoltare l'originale come si deve. Oggi siamo appena al 23 gennaio. Tra undici mesi esatti io dovrei essere in viaggio, o comunque in partenza. La destinazione vi sarà rivelata se realizzeremo questo sogno. Ecco lo spazio bianco per dirvi dove sono/dove starò andando:
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Su questo giorno così speciale ho qualcosa di sinceramente unico da dire e scrivere, ascoltando una fantastica versione sinfonica di Dream On con gli Aerosmith al gran completo e il direttore d'orchestra Michael Kamen, già con Bono e Pavarotti in Miss Sarajevo e i Metallica nel doppio live con l'orchestra sinfonica di Sam Francisco (S&M).
I TUOI SOGNI SONO I NOSTRI SOGNI
frattaglie luminose,
un collage dove il mondo
non sia una ritorta profezia
… ci proveranno ancora
e non saranno mai sazi
disegna i tuoi sogni
sulla neve,
non so cosa sia il sole,
nessuno mi ha presentato
la tempesta,
disegna i tuoi sogni sull’acqua...
non mi inginocchierò mai
dinnanzi ad alcuna esplosione
atomica
quando è cominciato
il tuo primo sogno?
c’era una bambola vicino
al tuo letto, un’annotazione
per l’ultimo secondo
o era solo una flebile sveglia umana...
sono passati
appena pochi giorni
ma non ho nessuna intenzione
di smettere
di sbiancare le nostre ali
… sono solo angoli
o c’è almeno una ruga...
non ti porterò via le tue lacrime
non ti porterò via le tue risate
sono pronto
a spostare l’orizzonte
dovunque tu voglia… non
ho mai voluto giocare,
questa leggenda
è solo l’inizio
della continuazione
della storia… oltre te stessa,
oltre i nostri cuori,
siamo decisi e inarrestabili
(Venezia, 23 Gennaio ‘23)
Un colpo di fulmine immediato, tonante come il suo equino protagonista. La colonna sonora del film Spirit - Cavallo selvaggio (2002) è pura poesia umano-musicale.
Coraggio. Libertà. Passione. Tutto questo è Spirit - Cavallo selvaggio(2002, Spirit: Stallion of the Cimarron), film diretto da Kelly Asbury e Lorna Cook per la DreamWorks Animations. Fu un amore sbocciato ancor prima di vederlo. Fu un amore incontenibile quando, finalmente davanti al grande schermo, iniziai ad ascoltare le canzoni e poi sul CD della colonna sonora. Il cantautore canadese Bryan Adams insieme alla collega Sarah McLachlan, il compositore Hans Zimmer e nella versione italiana, Zucchero. Ci sono film che non riusciresti mai a immaginare senza le loro musiche. Dalla saga di Guerre Stellari passando per i western di Sergio Leone fino a Rocky. Spirit - Cavallo selvaggio non è da meno. E io adesso vi sto per raccontare la storia di come quella colonna sonora mi elevò l'anima.
Eravamo in sei quel giorno al cinema. Una coppia di nonni e il loro nipotino. Una mamma e la sua figlioletta. Il sottoscritto. Avevo già adocchiato Spirit - Cavallo selvaggio (2002) da un pezzo. In una delle ultime agende/diari che tenni, avevo anche una foto ritagliata. Il caso volle che in un gelido e solitario gennaio fiorentino, venne riproposto in un cinema poco lontano da casa mia (zona campo di Marte). Un solo spettacolo verso le sei del pomeriggio. Era venerdì 17 gennaio. Così, finito di lavorare, andai direttamente. Quel film fu un colpo di fulmine istantaneo. Non solo mi piacque da impazzire la storia ma anche la musica, la cui ricerca della colonna sonora venne subito programmata per l'immediata mattinata successiva.
Al mio risveglio, sabato 18 gennaio, ero ancora con la testa a correre tra il Grand Canyon e così partii subito puntando il negozio di dischi dalle parti del mercato di San Lorenzo, ma non c'era. Andai avanti per tutta la mattinata fino a quando, ormai senza speranza, entrai in un piccolo negozietto nella piccola piazza San Marco e lì, il colpo di scena. Ce lo avevano! Lo comprai avidamente e un attimo dopo ero già verso casa per duplicarmelo in cassetta (all'epoca facevo ancora così) e spararmelo nel walkman. Per quel primo ascolto scelsi un'altura, e così salii sull'autobus per andare a Fiesole, che passava poco distante dalla mia abitazione. Arrivai lassù e quando ebbi il capoluogo toscano interamente sotto di me, iniziò un ascolto epico.
Here I Am, I Will Always Return, You Can't Take Me, Get Off My Back, Brothers Under the Sun, Don't Let Go, This Is Where I Belong, Sound the Bugle, Run Free sono le canzoni principali di una colonna sonora che vede 15 canzoni in tutto e scandisce, fotogramma per fotogramma, l'intera pellicola. Nessuno più di Bryan Adams avrebbe potuto interpretarle meglio. Nessuno più di Hans Zimmer avrebbe potuto dare voce al cuore palpitante che cavalca instancabile e deciso a non arrendersi mai. Sono rari i film di cui conosco tutte le canzoni. Mi viene in mente Singles - L'amore è un gioco (1992) ed Elizabethtown (2005), per un curioso caso, entrambi diretti dal Premio Oscar, Cameron Crowe.
Ogni articolo su Live on Two Hands ha sempre un video musicale. La canzone scelta è Get Off my Back, emblematica forse più di tutte. Il cavallo è stato catturato e ora deve essere domato ma Spirit non ci pensa nemmeno. Ci provano tutti i militari ma regolarmente finiscono col c**o per terra. Divertente quando sputa in faccia a un soldato. Il suo nemico però, è il Capitano e dopo aver fatto piazza pulita, gli si piazza davanti inferocito. Spirit non è solo coraggioso e quello che lo aspetta sarà un lungo viaggio. Arriverà anche il momento dello sconforto ma nulla e nessuno potrà e dovrà impedirgli di tornare nella sua terra. Ecco, mi piace pensare che Spirit mi abbia ispirato a tal punto da aver sentimentalmente realizzato tutto quello che volevo-.
Spirit ha continuato a raccontare storie. Tornato a vivere in laguna e scoperta la passione per la corsa, oltre alle canzoni del CD, iniziai a registrarmi su cassetta anche i dialoghi e determinate scene "musicali" sebbene in modo molto rudimentale, ma comunque efficace per quello che era il mio obiettivo. I pezzi forti erano due: Levati di dosso nella versione cantata da Zucchero e la strumentale Run Free (James Dooley, Steve Jablonsky, Hans Zimmer), quando Spirit e Piccolo fiume si librano nell'aria saltando da un picco di un canyon all'altro per sfuggire alle giubbe blu, pezzo che utilizzavo per l'ultimo tratto di corsa quando aumentavo la velocità fino a saltare.
Oggi, quando ascolto e vedo Spirit - Cavallo selvaggio, non ripenso solo alla mia difficile storia di quando comprai quel disco. Oggi sento una gioia sconfinata perché è uno dei film animati preferiti del mio figlioletto.
QUESTO È L’UOMO
CHE CORRERÀ ANCHE QUANDO CI SARAI TU
questa storia è iniziata senza
nessuno di voi
… questa è la storia
che abbiamo finito insieme
[...] Tieniti stretto
alla criniera,
lo spirito di certi uomini
è una storia
che non ha bisogno
di fraseggi...solo
le sgrammaticate parole
di un bebè
e della mia iniziale titubanza […] (Firenze, 17 Gennaio 2003)
Madre e figlia, Lorelay (Lauren Graham) e Rory (Alexis Bledel)
Una nuova creatura è venuta al mondo. Non ho idea di quale vita meravigliosa l'attenda, ma una cosa è certa: avrà sempre (anche)... Una mamma per amica. Dico bene, Carole King?
Una donna e sua figlia, come Lorely (Lauren Graham) e Rory (Alexis Bledel). Una mamma e la sua creatura. Inizia una nuova storia. In un meraviglioso giorno ha inizio la loro incredibile storia. Una storia meravigliosa "sentita" ancor prima che s'incontrassero. La vita di Rory e Lorely è quella di molti di noi. Un legame inscindibile che crescerà nel tempo. Un legame che non si fermerà dinnanzi alle difficoltà della vita. Un legame che ridefinisce le priorità umano-sentimentali. Adesso è notte fonda, e da qualche parte nel mondo, una donna ha appena dato alla luce una bambina. Vorrei già conoscere la storia di quella donna e della sua creatura. Io posso aspettare.
Più iconiche le serie televisive o le canzoni della sigla iniziale? Se negli ultimi anni è difficile immaginare "Big Little Lies" senza le inquietudini di Cold Little Heart (di Michael Kiwanuka) o ancor di più Angelo Badalamenti al timone sonoro degli (oscuri) "segreti di Twin Peaks", anche sul fronte più rilassato come "Ally McBeal" (Searching my Soul di Vonda Shepard) e "Dawson's Creek" (I Don't Want to Wait di Paula Cole), per non parlare di Friends and The Rembrandts, la musica iniziale ha lasciato il segno. In questo filone s'inserisce a pieno titolo anche Carole King, una cantante a me del tutto sconosciuta se non fosse per la iconica Where You Lead I Will Follow, canzone di apertura della serie generazionale "Una mamma per amica" (Gilmore Girls, 2000-2007). Che l'ispirazione scriva allora una nuova storia...
SHE'S YOUR BLUE SKY,
SHE'S YOUR SUNNY DAY
... il mondo
Shania Twain è sempre stata una cascata di melodica adrenalina, come in questa grandiosa versione live di Rock This Country. Proprio quello che ci vuole per iniziare il 2023!
Brava, coinvolgente e delicatamente affascinante. Fin da quando incontrai per la prima volta la musica di Shania Twain, il terzo album Come on Over (1997), rimasi subito colpito dalla carica sincera che l'artista canadese originaria di Windsor, Ontario, mi trasmise con la sua energia rock. Fu così che in un amen, canzoni come Don't Be Stupid (You Know I Love You), That Don't Impress Me Much, Man! I Feel like a Woman!, Come On Over e Rock This Country in particolare, mi entrarono dolcemente in circolo. Merito anche di un feeling con la musica country, che sebbene mai particolarmente approfondito, mi ha sempre divertito, ispirandomi tanta spensierata serenità.
Il primo articolo dell'anno ha sempre qualcosa di speciale e voglio essere sincero, mai e poi mai avrei pensato a lady Shania. A farmela tornare in mente e nelle orecchie, quel simpaticone di Youtube che mi ha proposto nella home personale un paio di video live della cantante (tra cui la celebre Man! I Feel Like a Woman), a Chicago, alla cui visione poi è seguita una travolgente versione di Rock This Country, dinnanzi a un pubblico meravigliosamente omogeneo: adulti, adolescenti, giovani e bambini. È stato talmente entusiasmante da sceglierla in maniera istintiva non solo per la prima apparizione nel 2023 di Live on Two Hands - Le parole come non le avete mai ascoltate, ma anche per la prima corsa dell'anno... e ovviamente ne è sgorgata una poesia.
IL POTERE DELLA NOSTRA DANZANTE SERENITÀ
Questa è una storia
che nessuno ha mai scritto
… Questa è una storia
che voglio confidare solo a te…
Questa è la miglior storia
mai vissuta
da due principianti del destino,
guardami
non mi sto più sfracellando
contro le impalcature
della felicità altrui… guardami,
sono loquace
abbastanza da confidarti
di non aver mai dimenticato
la tua danza paesana
…
Conosci un vecchio guardaroba
o uno sperone roccioso
dove fare il solletico alla tramontana...
Voglio solo il tuo mondo
davanti a me… ci sono le calamite
e ci sono delle buche senza avvisi,
vorrei poterti dire
che io ho sempre preferito
i lampioni
ma oggi sappi che ti vedo esattamente
per quello che siamo insieme...
Mi sono perso
e nessuno mi ha mai spiegato
perché gli sgambetti
siano tanti applauditi… Ho
sempre avuto un’idea
della tua esistenza… Avrei sempre
voluto vedere
più persone sorridere
nei modi più disparati
Queste sono le mie parole
e quello è il tuo sorriso,
vedo le radici
la primavera si richiama
a un appiedato inverno
ancora senza titolo...
Un anno di musica si è concluso su Live on Two Hands. Quali sono stati gli articoli più letti? Quelli scritti nel 2022 o ce ne saranno anche di più vecchi? Andiamo a scoprirlo e buon 2023!
29 nuovi articoli pubblicati nel 2022 su Live on Two Hands - Le parole come non le avete mai ascoltate. In questi 12 mesi, i dieci articoli più letti vedono sette scritti pubblicati proprio quest'anno. La seconda piazza però è occupata da un pezzo del 2021, ed è una delle canzoni più romantiche. Sul terzo gradino del podio sale invece, la delicatezza delle Spice Girls, capaci di immortalare un momento di addio e allo stesso felicità condivisa. Notevole anche la 7° posizione, occupata dal primo articolo scritto su questo blog musicale e dedicato alla scena musicale di Seattle. Andiamo allora a scoprire ciò che voi lettori avete più apprezzato.
Alex Britti, l'amore eterno di Una su un milione(2021) - Due bambini. Due ragazzi. Un amore nel loro destino. Il loro grande amore. Quell'amore che ti accompagna per tutta la vita. La dolce fiaba di Una su un milione cantata da Alex Britti.
Goodbye my friends, saremo ancora fianco a fianco - Le strade si dividono, i sentimenti d'amicizia restano per sempre. Come ci hanno tramandato le Spice Girls "orfane" di Geri, Goodbye my friend/ It's not the end...
Rape Me, stuprami e colpisci ancora (2019) - Il branco umilia e colpisce fino a uccidere. "Fallo ancora... Un giorno toccherà anche a te" tramanda l'urlo sensibile di Kurt Cobain. Una promessa vendicativa contro la macho-feccia.
Eric Clapton, a perdifiato Tears in Heaven - Leggende del rock, anime fragili cadute anzitempo. In questo dannato 5 aprile 2022, Tears in Heaven (Eric Clapton) s'intinge della realtà più familiarmente straziante.
Thor: Love and November Rain - Dalla November Rain (Guns n' Roses) live Tokyo '92 alla versione classica del film Thor: Love and Thunder. La poesia è ancora bagnata di lacrime, ma decisa a combattere fino alla fine.
Seattle, Temple of Rock (2012) - Quelle rock band le ho ascoltate per anni al di qua dell'oceano. Arrivato poi a Seattle, fu tempo di realizzare un'antica promessa musicale.
Bruce Springsteen, War is the enemy of all mankind - La guerra è il nemico dell'intera razza umana, cantava Bruce Springsteen nell'immortale War. Ma perché lo capiscono tutti tranne chi lucra dalla morte di innocenti? E noi, che stiamo facendo?
Neil Young, la (mia) grande e poetica storia di Harvest - Le canzoni imparate a memoria. Il vinile regalato. Il viaggio in Canada scandito da quell'album. Autentica colonna sonora della mia vita, Harvest (1972) di Neil Young compie 50 anni.
Mariah Carey, London and Me - Per la prima volta a Londra, nel pieno della mio amore per il rock, a ispirare dolcezza nel mio scombussolato cammino, c'era lei: Mariah Carey e il suo nuovo album Butterfly (1997).
Dall'anima al cuore, e ancora oltre i cieli più remoti e le stelle nascoste che risplendono. Oggi non si celebra solo il natale. Oggi e per sempre, I Won't Forget You (Poison).
Dedica universale, sofferente e veritiera. Ninnananna del buongiorno, per guardare verso una nuova luce. A parte il Greatest Hits uscito nell'estate 1997, non sono mai stato un fan dei Poison e in generale del glam rock più smaccato a parte qualche Cenerentolesca eccezione. La musica però non conosce ostacoli e se Mariah Carey riuscì a rasserenarmi anche nei momenti più oscuri, la band capitanata dal biondissimo Bret Michaels è di recente diventata un must di eventi dolcemente familiari e scatenati. Avevo deciso di non scrivere nulla a natale. Potevo ma non ne avevo voglia, poi sono stato scelto. Mi sei apparsa mentre i sogni avevano altro da fare. I Won't Forget You mi ha sussurrato che era giunto il suo momento, scrivere qualcosa di eternamente vostro... nostro...
OLTRE LE MIGLIA INFINITE DELL'AMORE
non ho scambiato il nulla coi ricordi,
è cambiato quasi tutto… che cosa
potrei raccontarle
che ancora non conosce?
Almeno posso aggiornarla
sull’amore
di due creature nel mondo...
sotto quale stella
adesso si sta riposando?
Vorrei tanto poter
indovinare… pensavo di aver
deciso ogni caduta, adesso
è tutto candidamente
condiviso
I pezzi della strada
si stavano già sgretolando... allora
stavamo vivendo i nostri ultimi giorni
… adesso in questa stanza
vedo una donna e il suo bambino,
in questa stanza
vedo una mamma
insieme alle luci che carezzano
una porzione
di terra gelata senza più confini… un giorno
saremo anche più lontani di così… tutti insieme
Mi prendo una pausa
dalla nostra conversazione…
mi rivolgo
a chi mi è accanto… adesso
vorresti convincermi
che i tuoni ti spaventano di più
di un percolare ibernato…
adesso vorresti farmi credere
che non sarai in grado
di conservare la forza
del tuo cuore
mentre le frecce logorano
un Aldilà che pretende solo pace?
...
Non cerco la parola fine né alleati di un nuovo inizio
... L'infinito è più di un dettaglio
per sognatori e anime in travaglio interiore ...
Il cammino prosegue insieme...
(Podkoren [SLOVENIA], 25 Dicembre ‘22)
Non è più la travolgente cantante dei No Doubt, ma il fascino di Gwen Stefani è sempre unico, corde vocali incluse. Per informazioni, ascoltarla al microfono della natalizia Santa Baby.
Talento, rock e delicata sensualità. Negli anni '90 la cantante No Doubt, Gwen Stefani, era una delle star più luminose, capace di mescolare spirito underground e appeal commerciale, il tutto condito da un'indubbia presenza dirompente. Nel 1997 ero lì lì per andare a un concerto ma poi saltò tutto. Da tempo ormai la bella cantante californiana ha intrapreso una carriera solista, diversa e più incentrata sul mondo della televisione e del marketing. Le doti canore però, restano indubbie.
In occasione della vigilia di natale, eccola dal vivo interpretare un classico delle festività, Santa Baby, canzone resa immortale da Eartha Kitt, e pubblicata nel suo quarto album solista You Make It Feel Like Christmas (2017)
Fendenti di pura oscurità splendente. Above (1995), l'unico disco della superband Mad Season. Tutto dolorosamente dal vivo in un epico concerto al Moore Theatre di Seattle.
"Then a deamon comes to me You must know I'm gonna win ... Yeeeee, lifeless death!"
Un viaggio nell'ignoto senza ritorno, né paura o redenzione. Buio, luce accecante e la coscienza del proprio sangue sgorgato (sgorgante). Nel 1995, tre delle migliori band di Seattle unirono l'anima e la propria sofferenza, dando vita al supergruppo Mad Season. Voce, Layne Staley (Alice in Chains); chitarra, Mike McCready (Pearl Jam); basso, John Baker Saunders; batteria, Barrett Martin (Screaming Trees). Presente anche il cantante di questi ultimi, Mark Lanegan, ai microfoni di Long Gone Day per un duetto da brividi. La band realizzò un solo e strepitoso album, Above, suonato pochi mesi dopo l'uscita al Moore Theatre di Seattle. 10 canzoni in tutto e 55 minuti circa di materia indefinibile. Un monologo interiore dove i sogni sono un'utopia e la vita, uno sforzo costante per non lasciare alla sabbia dell'oblio l'ultima tragica parola.
Ad aprire le danza, un rock blues ipnotico quasi straziante. Wake-up. Lo devo ammettere. In principio la reputai fin troppo lenta e solo grazie al suddetto concerto live, la riabilitai nel mio personale gusto. Wake up, young man, it's time to wake up/ Your love affair got to go... Il testo prosegue parlando di cicatrici facili da leggere e un'implorazione quasi disperata (rassegnata) di appena un po' di pace. In tutto questo Layne canta con una disarmante dolcezza e Mike sembra posseduto dalle migliori intenzioni Hendrixiane. X-Ray Mind, è sempre stata una delle mie preferite. A dir poco lancinante la parte chitarristica di McCready, il cui assolo finale è reso ancor più intenso del cantato di Staley.
Mad Season, X-Ray Mind (live Moore Theatre, Seattle)
A dispetto del grande successo che riscontrò tra il pubblico, River of Deceit, non mi ha mai conquistato, e ancor meno l'esageratamente lenta-nervosa Artificial Red. Ben di più incisiva I'm Above, con la voce di Layne capace di scalare nuove vette e un ritornello talmente potente da creare un uomo a mani nude: How is it you're feeling so uneasy? How is it that I feel fine? Life reveals what is dealt through seasons Circle comes around each time ... I've been blessed with eyes to see this Behind the unwhole truth you hide Bite to remind the bitten, bigger Mouth repaying tenfold wide... I'm Above...
Autentica apoteosi rabbioso-malinconica, Lifeless dead e I don't know anything. Quasi metal per certi versi, con venature rock anni 70. La potenza sonora mescolata ai graffi vocali rendono queste due canzoni un impavido fiammifero in mezzo alle temeste più gelide.
...And although he'd not accept She was gone and so he wept Then a demon came to him "You must know I'm gonna win" ... Yeah, Lifeless Dead
I Don't Know Anything l'ho sempre sentita come una (personale) dichiarazione guerra al mondo, dove da una parte c'è una corsa sfrenata verso la soddisfazione materialista, dall'altra c'è un'anima turbata contesa tra voragini e albe mal raccontate. Domande, pensieri e ancora domanda:
Why we have to live in so much hate everyday? Oh yeah Why the fighting and the coming down, am I sane? I don't know When the teacher put the ruler down on my hand I laughed Cross my heart and hide reliever in trails of blood I love
Mad Season - I don't know anything live Moore Theatre (Seattle '95)
Complice anche la seconda voce del profondo Mark Lanegan, Long Gone Day è sempre stata la consegna collettiva di un tramonto spento, rinato solo per spegnersi ancora. Due frasi su tutte:
[...] Am I the only one who remembers that summer ... Long gone day Mmmm, who ever said We wash away with the rain
Chiudono l'album November Hotel e All Alone. Non le ho mai ascoltate particolarmente perché quello che avevo udito fin'ora, era troppo e a quel punto era tardi per qualsiasi aggiunta.
Sarebbe troppo riduttivo dire che Above mi piacque in modo pericoloso fin dal primo ascolto, per altro avvenuto in un periodo della mia vita in cui ero già sotto dosi massicce di Dirt, album "senza ritorno" degli Alice in Chains. Fu così che in una gelida mattinata, entrai in una biblioteca, ma invece di perdere tempo ad assimilare nozioni del tutto inutili, tirai fuori carta e penna e iniziai a ricopiarmi tutti i testi dei Mad Season, in contemporanea passandoli nel walkman a un volume molto elevato. Talmente forte che a un certo punto mi fu chiesto se cortesemente potessi abbassare il volume. Ricordo di aver guardato quella persona e poi tutti gli altri studiosi. Acconsentii la richiesta. Andai avanti ancora un po' e poi me ne andai a vagare al freddo e nella solitudine. Avevo solo 18 anni.
Le news a metà anni Novanta si leggevano solo sulla stampa specializzata e questo album mi passò sotto il naso anche perché le prime recensioni non ne diedero un ritratto particolarmente edificante. A farmelo scoprire, la persona più impensabile. Un caro amico del tutto avulso alle band di Seattle, per non dire che le detestava proprio, preferendogli soggetti come Motley Crue, Guns 'n' Roses e Skid Row. Ma tant'è, la cassetta con tutte le canzoni mi arrivarono entusiaste da lui e con tanto di dedica. Letti i componenti della band, me la infilai nel walkman iniziando un viaggio che cementò ulteriormente la mia ispirazione e passione per quel rock così dolorosamente forte e oscuro. Above uscì nel marzo 1995. Il live al Moore Theatre di Seattle si tenne poco dopo, il 29 aprile dello stesso anno. Fu l'ultimo bagliore di un'epoca che ormai si stava estinguendo. L'anno successivo ci sarebbe stata l'esplosione del Brit pop, boyband e girlband. Per Mike McCready sarebbe iniziato un periodo molto doloroso culminato nella diagnosi del morbo di Crohn, mentre Layne sarebbe via via sprofondato sempre di più nell'abisso delle dipendenze, fino alla prematura morte (5 aprile 2002), riuscendo comunque a lasciarci in eredità con i suoi Alice in Chains il possente album omonimo e un indimenticabile (spettrale) concerto Unplugged, entrambi realizzati nel 1996. Above dei Mad Season iniziò a risuonare nella mia anima durante il natale 1995. Non è mai stato un album come gli altri. Forse anche più di Vitalogy, era intriso di una tristezza senza fine per un mondo che era cambiato e continuava a cambiare nel modo sbagliato. La poetica di Seattle non interessava più a nessuno, Kurt Cobain se n'era andato da un anno e a noi anime senza futuro, ci era toccato il gravoso compito di continuare a vivere portandoci appresso troppe domande, credendo illusi di poter trovare qualcosa. Above non ha nessuna risposta. Adesso però, a distanza di quasi trent'anni, ne colgo anche l'impetuosa consapevolezza. Above apparterrà sempre a tutto quello che sono. Alle volte sarà una lacrima. Alle volte un ricordo violentato. Altre volte, semplicemente, il sorriso per una nuova alba che ho lottato per far vivere e magari condividere.
CORRENDO SULLE PALPEBRE DEL VUOTO
sono insieme a voi,
… non staremo
insieme per molto tempo,
appena me ne sarò andato
non sentirete nemmeno parlare
di ciò cui un giorno
faticherete a confidare
anche oggi
ho ricopiato il nome
dei miei assassini
e non mi sento assolutamente
meglio… vuoi
provare a negarlo? Vorresti
provare a contraddirmi?..
il corpo ricoperto
delle mie parole,
e le balbuzie sono sanguinosamente
ostili alle menzogne…cosa me ne farò
di questi pugni
adesso che ho capito
come poterli convincere…
perché dici di conoscere
le coordinate
delle mie lacrime
anche se continui a girarti
dall’altra parte… questa
è solo un’altra storia
senza fantasmi né millepiedi,
i pugnali dei bisogni
sono fiori sospesi
che non hanno mai sentito
la necessità
d’inscenare la propria fine..
(Venezia, 16 Dicembre ‘22)
Lifeless Dead live Moore Seattle '95, by Mad Season